giovedì 12 novembre 2015

La Rete del Gusto di Lucca invitata a partecipare alla rete dei borghi europei del gusto

Sarete accompagnati in un viaggio attraverso i sapori della terra Lucchese per ripercorrere emozioni antiche legate alla tradizione, alla cultura e soprattutto alla gente che vi abita. Un progetto che vuole creare un legame, una rete appunto, tra produttori agricoli e artigianali, negozi, ristoranti e agriturismi in modo da fornire al consumatore un panorama completo che lo guidi nella conoscenza, nella scelta, nell’acquisto e nella degustazione dei prodotti tipici e tradizionali di questa provincia che è tra le più ricche e variegate d’Italia. I prodotti sono raccolti in un Paniere Lucchese ad indicare la volontà di offrire tutte insieme le nostre produzioni.

La Rete del Gusto nasce da un progetto innovativo, promosso dalla Provincia di Lucca in collaborazione con Camera di Commercio di Lucca, Unione dei Comuni della Media Valle del Serchio, Unione dei Comuni Alta Versila, Unione dei Comuni della Garfagnana, Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Confartigianato, CNA, Confcommercio, Confesercenti.

Obbiettivi principali sono la valorizzazione delle produzioni agroalimentari di qualità, contenute nel PANIERE LUCCHESE dei prodotti tipici, tradizionali e locali della provincia di Lucca e la costituzione di un forte collegamento, una rete appunto, fra imprese produttrici, di trasformazione e distribuzione per promuovere il loro consumo in soprattutto in ambito provinciale.

Definire il Paniere Lucchese non è stata un’iniziativa semplice, ha richiesto un qualificato lavoro di ricerca e selezione, visto la molteplicità e la ricchezza delle nostre produzioni, basato su aspetti quali appunto la tradizionalità, la tipicità, la valenza economica, portando all’individuazione di ben 63 prodotti che rappresentano oggi l’eccellenza dell’agroalimentare della provincia di Lucca.

La RETE del GUSTO deve servire a mettere in stretto rapporto di collaborazione il mondo agricolo della produzione, quello artigianale della trasformazione e quello ristorativo e del commercio al dettaglio con i consumatori e il mercato locale in generale.

La strategia è quella di favorire non solo la vendita e il consumo locale di prodotti, ma anche scambio di idee, di informazioni, di reciproca pubblicizzazione, basata sulla conoscenza tra gli appartenenti alla Rete. In questo modo i rapporti fondati sulla fiducia reciproca diventano una garanzia di serietà della Rete e di qualità e sicurezza alimentare dei suoi prodotti.

Tutti gli iscritti - produttori, artigiani, titolari di agriturismi, ristoranti e negozi - al momento dell’adesione, si impegnano a rispettare il disciplinare che regolamenta il funzionamento di tutto il sistema e adottano un marchio identificativo, riconosciuto dalla Camera di Commercio di Lucca, quale garanzia certificata sulla provenienza e rintracciabilità dei prodotti messi in rete.

I soggetti promotori hanno istituito una commissione di controllo, a cui è affidato il compito di assicurare il rispetto delle norme di adesione e partecipazione delle imprese aderenti e la promozione della Rete presso i consumatori. La Rete del Gusto della provincia di Lucca fa parte integrante del progetto "Vetrina Toscana" promosso dalla Regione Toscana.

La rete dei borghi europei del gusto ha contattato l'Unione dei Comuni della Garfagnana, per promuovere la partecipazione de La Rete del gusto ai progetti e alle iniziative d'informazione dell'Associazione Internazionale.

giovedì 29 ottobre 2015

AGRICOLTURA BIOLOGICA: FA BENE ALL'UOMO, TUTELA L'AMBIENTE. La case history marchigiana, regione all'avanguardia.

Le Marche vantano un invidiabile primato, sono la regione più longeva d’Italia e fra le più longeve d’Europa, ma non è una casualità, tutto deriva da uno stile di vita, una sorta di “filosofia” che coinvolge il benessere della persona sia fisico che anche mentale.
Il punto di partenza è la scelta della coltivazione biologica che prima di tutto rispetta l’ambiente: la sostenibilità ambientale è una scelta strategica che protegge il territorio e ne preserva la bellezza e l’armoniosità.
Questo bellissimo territorio nutre lo spirito e regala un mix fra arte cultura e natura, davvero unico. I prodotti BIO poi sono buoni e salubri, privi di pesticidi ma ricchi di sali minerali e vitamine.
Questo mix fa bene dunque anche al corpo, oltre che allo spirito, e fa crescere un comparto che non è più di nicchia, ma una solida realtà, sia per superficie agricola utilizzata, l’11%, sia per valore: la filiera produttiva marchigiana nel 2014 è valsa 35 milioni di euro.
Produrre BIO, mangiare BIO rappresentano una scelta di valore di chi si vuole bene e intende preservare il futuro delle giovani generazioni, ma anche far vivere al meglio quelle più anziane.

lunedì 19 ottobre 2015

FRUTTA: TUTTI I COLORI DELLE MARCHE Le novità di un settore tra Biologico, Biodiversità e Lotta integrata

Presso lo Spazio Elica a Milano, un appuntamento dei “Giovedì del Gusto”, firmati da Regione Marche, è stato dedicato alla frutta marchigiana, ponendo l’accento sulle novità tra Biologico, Biodiversità e Lotta integrata.
Infatti, grazie alle favorevoli condizioni climatiche del sud delle Marche, nel centro dell’Italia, le coltivazioni delle filiere fruttifere hanno ottimi standard, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo; tali caratteristiche permettono di garantire al consumatore finale un prodotto di qualità superiore con maggiori proprietà organolettiche ed officinali. La frutta prodotta è sicura e sana, a residuo zero, senza diserbanti, senza concimi chimici, senza alcun tipo di antiparassitari di origine chimica. 
Grazie a questa particolare attenzione, anche la frutta da tre anni a questa parte è dunque certificata QM, una novità recente, ma molto significativa. Le due filiere più importanti sono la pesca della Valdaso, come pure la pesca di Montelabbate, ma altre piccole produzioni sono presenti nella zona del Conero, con ottime prospettive. Ora la certificazione Qm si estende al prodotto pronto al consumo, “prêt a manger”, garantendo il consumatore che può rintracciare il luogo di produzione, risalendo proprio all’azienda, che può anche decidere di visitare, rendendosi conto di persona di cosa mangia, coerentemente con il detto “dal campo alla tavola”.